Dovessimo individuare sul mercato una categoria di prodotto in cui si assolutamente inscindibile il connubio tra forma e funzione, tra estetica e performance, potremmo andare a colpo sicuro: la scarpa da running. La Run Happy di Brooks è la perfetta espressione di questi concetti.
In alcune recenti interviste, Indra Gunasekara, senior footwear designer di Brooks, ha rimarcato come: “Quale marchio di riferimento nel settore running, la nostra attenzione è principalmente focalizzata sui fattori funzionali. La performance è la principale priorità. L’estetica la ricopre, la veste, ma una scarpa da running deve essere innanzitutto calzare bene ed essere comoda, per garantire la miglior esperienza di corsa possibile“.

Indra Gunasekara rappresentata una figura di continuità tra la tradizione Brooks Running e le novità introdotte dall’azienda di Seattle negli ultimi anni
In primo luogo, le parole di Gunasekara potrebbero essere interpretate nell’ottica di un approccio che tende a sminuire il fatto estetico rispetto a quello funzionale. A renderlo puramente accessorio.
Non è così. Anche l’occhio vuole la sua parte. E nel quartier generale di Seattle ne sono perfettamente consci.

La serie limitata Aurora Collection, coniuga una serie di concetti chiave nell’offerta di Brooks Running. L’attenzione rivolta al fatto puramente estetico non pregiudica in alcun modo le performance di calzature da molti anni al top delle recensioni delle principali pubblicazioni di settore, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche tecnologiche e prestazionali
“Run Happy” è senza dubbio uno dei claim più azzeccati per comunicare lo spirito del runner quando cerca la scarpa per uscire a correre. Una missione che Brooks ha perseguito con estrema coerenza: consentire all’atleta di qualsiasi livello di trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze, per pensare solo ed esclusivamente a fare ciò che ama di più. Senza doversi preoccupare assolutamente di niente. Correre. Per tanti chilometri. Con il sorriso sulle labbra.
L’ulteriore riprova dell’attenzione verso ogni dettaglio, estetico o funzionale che sia, arriva analizzando il workflow di progetto sviluppato da Brooks, che negli ultimi anni ha introdotto delle novità molto importanti.

La Glycerin 13 rappresenta l’ammiraglia della gamma neutra di Brooks Running. Si tratta di uno dei modelli più venduti al mondo. Una delle stringhe riporta in modo ben visibile il riferimento alla “3D FIT PRINT”, una delle tecnologie brevettate di Brooks
Brooks è intervenuta sul proprio product development senza rivoluzionare il concept e la filosofia che sta alla base delle sue scarpe, implementando piuttosto l’utilizzo di strumenti all’avanguardia. L’obiettivo perseguito è stato ottimizzare tutte le fasi del processo, con sensibili vantaggi sia dal punto di vista dell’esperienza di lavoro, sia in termini di riduzione del time to market.
COME NASCE UNA BROOKS
Il passo fondamentale dell’evoluzione nella progettazione delle calzature è stata l’assunzione di Nick Martushev, innovation designer con un’esperienza ventennale in Adidas, trapiantato in Brooks dal gennaio del 2011.

Nick Martushev, forte di una prolungata esperienza presso Adidas, ha reimpostato il workflow di Brooks Running puntando con decisione sulle potenzialità degli strumenti 3D
Impostato in tre momenti fondamentali, il workflow che Martushev ha contribuito ad implementare nel team di Brooks consiste in una fase di concept, realizzata sostanzialmente in 2d, una fase di progettazione CAD con Rhinoceros. Il tutto viene quindi importato in MODO, dove ha luogo la terza e decisiva fase della realizzazione, con la definizione di tutti i dettagli relativi ai colori e alle finiture.
L’introduzione di Rhino e MODO ha consentito di elevare drasticamente la qualità del lavoro. Per una serie di motivi concorrenti.
LA MODELLAZIONE 3D CAD-CAM CON RHINO
Prima dell’introduzione dei CAD 3D, la progettazione era costretta a seguire un procedimento piuttosto lento, il cui risultato era di difficile controllo, in quanto affidato a lavorazioni esterne su cui era impossibile avere un feedback diretto.
I disegni tecnici, eseguiti in 2D, venivano infatti inviati ai modellisti per realizzare i primi prototipi in legno. Le criticità erano relative ad una serie di aspetti fondamentali: libera interpretazione del modellista sull’esito del prodotto, con conseguente lentezza dovuta ad un ciclo di revisioni macchinosa.
L’adozione di Rhino ha consentito di risolvere alla radice il problema, migliorando sensibilmente la qualità della progettazione, in quanto i tecnici del team di sviluppo hanno finalmente potuto risolvere internamente la transizione dal 2D al 3D: dal concept creativo al prototipo formale.

La modellazione della suola rappresenta il processo cruciale della progettazione della scarpa da running. Rhinoceros consente di lavorare sulle superfici in modo semplice ed intuitivo.
Le ragioni del successo di Rhino, software sviluppato dal celebre Bob McNeel, si basano sulla sua facilità d’uso, tramite un’interfaccia intuitiva che consente di approcciarsi e controllare agevolmente superfici NURBS di notevole complessità, come quelle che caratterizzano una calzatura.
Un altro aspetto che rende Rhino un software perfetto per questo tipo di esigenza è quello di interfacciarsi in modo molto diretto con i principali strumenti di prototipazione rapida, gestendo un notevole range di formati file.

Una proiezione planare dell’impronta della suola. Si tratta di una fase molto utile per controllare l’esito della modellazione. Rhino è in grado di effettuare operazioni di questo genere con l’esecuzione di un semplice comando
Risolto il problema relativo all’ingegnerizzazione del prodotto, rimane il controllo del risultato estetico. Qui che entra prepotentemente in gioco MODO.
LA VISUALIZZAZIONE CON MODO
Per occuparsi delle scelte relative alle finiture, in Brooks è stato implementato uno specifico colour design team. Dall’operato dei suoi creativi dipende il risultato estetico della scarpa: materiali, colori, finiture. Tutti fattori determinanti per il look di un prodotto che rientra in una categoria sempre più al centro dell’attenzione anche in ambito fashion. Aspetti cruciali per il successo di Run Happy.
Il creativo, oltre ad intervenire in quelle che sono le fasi interessate dalle sue competenze specifiche, supervisiona il progetto per avere la garanzia che le intenzioni del concept corrispondano al risultato finale. Per fare questo, occorrono delle prove di stile.
Fino a quando il processo veniva gestito bidimensionalmente, utilizzando soltanto Adobe Illustrator e altri tool 2D, per avere una preview del risultato era indispensabile mandare in produzione all’esterno determinate parti, realizzare campionature, in maniera sostanzialmente analoga ai modelli di forma. Un procedimento lento e poco interattivo per le parti coinvolte.

Con l’avvento del digitale, la fase di sketching rimane un momento fondativo nella fase di concept. Il team creativo di Brooks si avvale di monitor-tavolozza come le Wacom Cintiq, unanimemente riconosciute come la miglior soluzione sul mercato
Per superare questi limiti, Martushev ha optato per la soluzione più diretta: adottare uno strumento 3D dotato di tecnologie per il rendering, possibilmente in real time, a supporto di tutte le esigenze di visualizzazione che intervengono nella definizione dell’estetica del prodotto.
La scelta è ricaduta su MODO, un software nato dall’esperienza di Luxology, poi acquisito dalla londinese The Foundry, software house che sviluppa peraltro Nuke, il più celebre compositor attualmente utilizzato nella CG Industry.
L’integrazione nel workflow di Brooks è sintetizzato nella case history pubblicata da The Foundry, software house londinese, che ha recentemente rilasciato MODO 901
Mentre nel caso della scelta del CAD 3D, Martushev era agevolato dal fatto di conoscere molto bene Rhino, per quanto concerne il software DCC, non aveva ancora maturato esperienze significative in produzione. Tra i software testati, MODO ha trovato un riscontro favorevole per una serie di fattori che tuttora coincidono con le esigenze del team di progettazione di Brooks:
– Interfaccia intuitiva, un aspetto essenziale, considerando la necessità di formare più persone, organizzate in un lavoro in team, che non avevano alcuna esperienza con software di quel genere.
– Import nativo dei file di Rhino.
– Qualità del renderer integrato.
– Prezzo inferiore rispetto agli altri competitor valutati.
PROGETTARE UNA BROOKS
La scarpa da running è composta essenzialmente da due componenti principali: la suola e la tomaia.
Il modello della suola, sulla base dei primi schizzi del design team, viene definito con Rhino. Si procede con un ciclo di revisioni e prototipazioni che, grazie all’impiego della stampa 3D, consente di avere dei feedback immediati, eliminare i tempi morti comportanti dall’attesa di campionature esterne e giungere a decisioni molto rapidamente.
Quando a livello estetico la suola è definita nei suoi caratteri essenziali, approvati dal design team, questo procede nella definizione estetica della tomaia, mentre il reparto tecnico procede con i severissimi test cui l’ammortizzazione di una scarpa da running è sottoposta. Questa divisione dei task di progettazione è concepito nella filosofia di ridurre sensibilmente il time to market rispetto ai processi di progettazione tradizionale.

Il workflow in MODO inizia con un template che recepisce distintamente la suola e la tomaia della scarpa, che derivano dai modelli definiti in Rhino
Quando si tratta di definire le forme e l’estetica della tomaia, MODO rivela la sua potenza e la sua flessibilità in termini di utilizzo.
Nella recente intervista rilasciata a Develop3D, Gunasekara ha dichiarato: “come designer non mi interessa imparare e conoscere tutti i comandi del software, vorrei concentrarmi soltanto su ciò che mi serve”. Per venire incontro a questa esigenza, Martushev ha escogitato un workflow in grado di semplificare molto il lavoro dei designer, specie quelli più allergici alle novità in ambito informatico.
La definizione di una scena template ed una serie di preset impostati, consentono infatti ai creativi di concentrarsi soltanto su due aspetti tecnici: la rendering viewport e lo shader tree, essenziale per definire i materiali da applicare alle varie parti della scarpa. Il creativo riceve il modello in 3D definito e deve soltanto preoccuparsi di gestire la creazione e l’applicazione dei materiali.
Rivoluzionare il proprio workflow dopo oltre 15 anni in cui sostanzialmente si ripetono le stesse procedure non è uno scoglio semplice da superare. Non lo è per il singolo artista, figuriamoci per un intero team di progettazione, in cui concorrono competenze anche molto differenti tra loro.

Contestualmente agli obiettivi da raggiungere, MODO consente ai creativi di lavorare su materiali e finiture anche senza avere conoscenze approfondite sugli shader
Per Martushev: “Escogitando questo workflow, ho consentito ai designer di essere operativi sull’editing dei materiali sin dal primo giorno in cui abbiamo iniziato il training su MODO. Questo li ha sorpresi e ci ha consentito di procedere con molto entusiasmo“. Anche le figure inizialmente più scettiche al riguardo, come nel caso di Gunasekara, hanno capito come i vantaggi offerti da un software 3D di ultima generazione fossero davvero enormi, sotto tutti i punti di vista.
Ancora una volta un aspetto decisivo che ha convinto l’azienda ad adottare il software 3D è stato caratterizzato dal time saving.
Un rendering fotorealistico, facilmente ottenibile con MODO, piuttosto che con una soluzione analoga, consente ai designer di ridurre almeno del 30% la campionatura indispensabile per poter valutare le finiture. Una percentuale che verrà progressivamente aumentata: “Non arriveremo al punto da non produrre più i campioni – rivela Martushev – perché l’effetto fisico, il tocco del reale non può essere replicato virtualmente. Per una scarpa si tratta di una componente essenziale. Con il render possiamo però scartare a priori un’ampia gamma di scelte, stampando solo quelle che hanno effettive chance di arrivare sul mercato. Ormai siamo arrivati al punto che è davvero difficile distinguere un render da un’immagine scattata dal vero“.

MODO 901 ha notevolmente potenziato il renderer real-time interno al software, ora in grado di garantire una visualizzazione immediata di qualsiasi modifica apportata al progetto
L’EVOLUZIONE – IL 3D COME STRUMENTO DI MARKETING
L’impiego di Rhino e MODO non hanno rivoluzionato il prodotto in sè: una scarpa da running rimane una scarpa da running, ma hanno agevolato in termini decisivi il lavoro di un team di progettazione multidisciplinare.
I vantaggi del 3D non si limitano alla creazione.

Il 3D è uno strumento essenziale anche per il marketing. Il sito ufficiale contiene una grande quantità di render di prodotto. Martushev insiste sulla necessità di sfruttare le potenzialità del 3D quale soluzione a molteplici esigenze
Il mercato sta evidenziando un’esigenza sempre più marcata di avere un preview il più possibile reale ed immersiva del prodotto. Di questi aspetti Brooks è ben cosciente, come ha riportato lo stesso Martushev: “Le nostre analisi hanno evidenziato come i runner facciano ricerche online anche molto approfondite prima di acquistare le loro scarpe. Se riusciamo a garantire uno strumento che possa facilitare la decisione possiamo agevolare al tempo stesso sia il venditore che il cliente“.
Il 3D diventa uno strumento sempre più importante per il supporto al marketing e all’e-commerce. Consentire all’utente di interagire in 3D sul sito web, piuttosto che configurare eventuali soluzioni personalizzate in tempo reale (si pensi nello specifico a soluzioni quali Nike ID, NdR), comporta un vantaggio competitivo decisivo.
Sia che questo avvenga sul sito ufficiale, che su quello dei rivenditori.
Nel settore delle calzature da running, l’utilizzo del 3D rappresenta una partita aperta, alla ricerca di soluzioni che sappiano garantire flessibilità, integrazione e potenza per un range di esigenze molto variegato, che spazia dalla progettazione alla vendita.