I Global Goals Jam sono eventi organizzati dalle Nazioni Unite e da Medialab Amsterdam, in cui un team di esperti in varie discipline si incontrano per dare luogo a tavoli di lavoro tematizzati sui 17 Global Goals per lo sviluppo sostenibile.

I 17 Global Goals definiti dalle Nazione Unite riguardano tematiche molto varie, in grado di coinvolgere figure molto differenti tra loro. Tanti obiettivi all’insegna di una missione comune: disegnare il futuro all’insegna dello sviluppo sostenibile (credits The Global Goals)
L’obiettivo è definire scenari e soluzioni, capire quali possono essere le linee strategiche per cercare di raggiungere i Goals, come sintetizzato dal seguente trailer.
L’evento GGJ torinese, organizzato dal gruppo di ricerca di Design del Politecnico di Torino, si è tenuto il 17 e il 18 settembre 2016, nel contesto di un’iniziativa a tutti gli effetti globale, in grado di coinvolgere attivamente tutti i continenti in differenti Jam coordinate dalla regia centrale del MediaLab Amsterdam.

Una ricercatrice espone una sintesi dei lavori sotto l’occhio attento di Fabrizio Valpreda dell’Innovation Design Lab del Politecnico di Torino (credits Elisa Zaino)
Come sarà il mondo nel 2030? E soprattutto, quali saranno le cose da fare per avere un mondo migliore entro quella data? Il tema centrale su cui si sono articolati i tavoli di lavoro torinese è stato quello del Personal Manufacturing, che ha coinvolto Protocube Reply in qualità di esperto sul tema della stampa 3D. Tra gli obiettivi del Jam lo sforzo è stato rivolto a cercare di definire quali possibilità siano oggi in grado di offrire le nuove tecnologie per la produzione personale di oggetti. Tenendo conto delle competenze richieste, di quelle offerte dal territorio e la possibilità che queste hanno di essere migrate da e verso nuovi scenari socio-culturali.
Il tutto senza perdere di vista il tema centrale della sostenibilità, quindi le ripercussioni in termini di energia, materia, persone e denaro. Il gruppo di lavoro ha quindi ragionato in merito alla situazione attuale, alle condizioni al contorno per delineare scenari futuri in grado di aiutare a comprendere come le logiche di produzione possano cambiare il futuro, non soltanto in chiave tecnologica, quanto piuttosto dal punto di vista sociale, industriale ed economico.

La definizione della stakeholder map del Personal Manufacturing in prospettiva 2030 (credits Elisa Zaino)
Al Global Goals Jam torinese ha preso parte anche l’ing. Edoardo Bertoldo, uno dei business developer di Protocube Reply, cui chiediamo quali sono stati i risultati più interessanti emersi dai lavori: “Immaginando l’industria nel 2030 – analizza Edoardo – è fondamentale il ruolo della formazione, proprio in virtù del fatto che insegnare la tecnologia ad un bambino abbia oggi poco senso, in quanto quando si ritroverà all’ingresso nel mondo del lavoro, quelle stesse tecnologie saranno certamente superate. E’ piuttosto decisivo educare i ragazzi a sviluppare una sensibilità nei confronti della tecnologia, in virtù dei problemi che è chiamata a risolvere“.
L’educazione tecnologica deve creare una visione nei lavoratori del domani, prima ancora di formarli dal punto di vista puramente tecnico: “L’Industry 4.0 prevede l’incremento di automazione e soluzioni robotiche, ma l’intervento dell’uomo sarà sempre necessario in termini di problem solving. Avendo a che fare con processi produttivi intelligenti non si tratterà di un problem solving tecnologico, cui le macchine saranno in grado di rispondere in autonomia, ma di un problem solving creativo. Che si basa sull’esperienza, sulla capacità di applicare concetti e metodologie utilizzate in altri settori, riconoscendo la capacità di adattarsi e risolvere un problema altrimenti ben complesso da ovviare facendo riferimento ai soliti standard di riferimento“.

L’ing. Edoardo Bertoldo (Protocube Reply, primo da sinistra) in azione in uno dei tavoli di lavoro del Global Goals Jam tenutosi presso il FabLab Torino (credits Elisa Zaino)
Spesso si trascura il carattere culturale della sostenibilità, vi sono state alcune analisi mirate in questo senso? “Si, ad esempio per quanto concerne il ruolo dei governi dei vari stati coinvolti – spiega Bertoldo – che hanno interesse ad una formazione che sviluppi nel cittadino un riconoscimento di valore nei confronti del prodotto, teso a supportare e sostenere la produzione e i consumi locali, di maggior qualità rispetto a quelle che oggi, in gergo, potremmo definire delle cinesate“.
Quale sarà il ruolo della comunicazione in questo processo? “Sicuramente i media, nelle loro varie forme – riflette Edoardo – avranno una grande responsabilità in questo processo di crescita sostenibile, in quanto dovranno informare ma soprattutto sensibilizzare in merito a temi quali tecnologia e innovazione, alle grandi opportunità che saranno in grado di generare. Anche considerando il fatto che da qui al 2030 gli stessi mezzi di comunicazione potrebbero cambiare radicalmente in funzione di questo aspetto“.
“I migliori maestri sono quelli che ti indicano dove guardare, ma non ti dicono cosa vedere” (Alexandra K. Trenfor)