La furia dell’Isis non si ferma di fronte a nulla. Non fanno ovviamente eccezione i beni culturali, identificati quali icone di una civiltà da estirpare, per scalfire l’egida culturale dell’Occidente.
Una campagna iconoclasta studiata nel minimo dettaglio, nell’azione e nella divulgazione, per ferire e disturbare la sensibilità generale. Un messaggio politico, religioso, che punta a colpire proprio quelle che vengono considerate le radici della civiltà.
Per dare un’ordine di grandezza al problema, basti sapere che le regioni della Siria e dell’Iraq settentrionale comprendono città storiche quali Mosul, Hatra, Nimrud, Palmira e Nineveh, per un totale di oltre 18000 siti archeologici ad oggi conosciuti, quale risultato di decine di campagne che hanno coinvolto università e centri di ricerca provenienti da tutto il mondo.

Alcuni militanti dell’Isis impegnati nella demolizione di una scultura presso il museo di Mosul (fonte Associated Press)
Per quanto il danno al patrimonio culturale sia inestimabile, c’è una cosa che l’Isis non potrà fermare: la tecnologia applicata alla trasmissione dei beni culturali.
Non ci sarà la possibilità di recuperare la materia millenaria delle opere assire e romane che gli uomini del califfato stanno progressivamente distruggendo, ma capolavori come quelli di Mosul o Palmira potranno tornare a vivere grazie alla ricostruzione dei modelli digitali attraverso la documentazione fotografica a disposizione e la successiva stampa 3d dei manufatti.
La memoria potrà sopravvivere alla barbarie. Grazie a Project Mosul 3D.
La tecnologia oggi può sostenere la perdita di ciò che in passato numerosi conflitti hanno portato via per sempre. Si pensi ad episodi quali l’incendio doloso della Biblioteca di Alessandria d’Egitto, la distruzione dei Budda di Bamiyan, ad opera dei talebani o agli enormi danni, rapine e distruzioni operate dai nazisti nei confronti del patrimonio artistico durante la seconda guerra mondiale. Soltanto gli atti eroici (che hanno ad esempio ispirato lungometraggi quali il recente Monuments Men, NdR) hanno potuto salvare qualcosa in tali circostanze. Altrimenti secoli di conservazione sono stati spazzati via per sempre.

Immagine di uno dei Buddah di Bamiyan, in Afghanistan. Seriamente danneggiati dai talebani, sono attualmente interessati da un’attenta opera di restauro
Oggi lo scenario è differente. Possiamo assistere ad iniziative come Project Mosul.
Si tratta di un portale che si occupa del restauro virtuale degli artefatti distrutti del Museo di Mosul. Un’iniziativa nata da tre giovani ricercatori del Initial Training Network for Digital Cultural Heritage (ITN-DCH), capitanati da Matthew Vincent.

Il celebre Leone di Mosul, visualizzato all’interno di una viewporti di Sketchfab. Conservato presso il Museo della città-roccaforte dell’Isis, è l’opera che vanta ad oggi il maggior numero di ricostruzioni virtuali
L’attività di ricostruzione è improntata su un modello di carattere collaborativo. Chiunque, a fronte delle ovvie competenze per svolgere la propria mansione, può aderire quale volontario per le operazioni relative alla preparazione ed al masking delle immagini, necessarie per ricostruire in 3D i modelli dei manufatti grazie alle tecniche di Structure from Motion.

VisualSFM è una delle soluzioni software che consente di ricostruire dei modelli 3D a partire da una serie di immagini
Project Mosul è entrata a far parte di due progetti finanziati dalla Comunità Europea, nella fattispecie Europeana Space e 4D-CH World.
Il progetto sta progressivamente crescendo, grazie al contributo di università e partner privati. Fondamentale l’apporto di Sketchfab, che con la propria tecnologia nativa consente il 3d-browse dei modelli ricostruiti per renderli accessibili a tutti. Nella gallery ufficiale di Project Mosul, vi è il rimando ai modelli su Sketchfab finora ultimati.
Se iniziative di questo genere troveranno successo, potranno supportare esperienza analoghe, verso cui l’Unesco è particolarmente sensibile. Il problema della conservazione dei beni culturali in Medio Oriente risale ai tempi delle guerre del Golfo. La caduta di Saddam Hussein e il degenerare dell’Iraq in quella che di fatto ancora oggi è una situazione di anarchia, ha fatto si che si generassero numerosi furti ai danni delle opere contenute nei musei, con il conseguente traffico illecito. Un giro da centinaia di milioni di dollari.

Un particolare relativo alla ricostruzione in 3d di un reperto archeologico della città di Nimrud, sviluppato nel contesto di Project Mosul 3D.
L’opera distruttrice dell’Isis non è altro che l’ultimo episodio in ordine cronologico in termini di crimini commessi contro i beni culturali. Non è da escludere che lo stesso Stato Islamico, che giustifica la propria azione in nome della rimozione di tutto quanto non riguardi Allah, sia in realtà coinvolto in un traffico illecito di opere d’arte, utile per finanziare le proprie azioni.