Design, disabilità e mass customization: FIXED!

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Il rapporto tra tecnologia e disabilità, soprattutto nel recente periodo, è stato oggetto di una notevole esposizione mediatica, anche grazie alle storie delle Paralimpiadi di Rio 2016, che hanno proposto tantissimi esempi di come il coraggio e la determinazione possano ribaltare le sorti di un destino atroce. Basti pensare alla popolarità acquisita da atleti divenuti dei veri e propri personaggi, oggi richiestissimi, come Bebe Vio, oppure all’ennesima consacrazione, a livello umano e sportivo, conseguita dal leggendario Alex Zanardi.

amy purdy_kuka_robot_3d_disabilità

Un momento destinato a fare la storia dello sport, e forse del nostro tempo. Durante la cerimonia inaugurale di Rio 2016, al Maracanà è andata in scena la samba tra la snowboarder americana Amy Purdy e un braccio robotico Kuka, sulle note del leggendario artista brasiliano Sergio Mendes. Attraverso l’energia armonica della danza viene espresso il rapporto tra l’uomo e la tecnologia. Una visione positiva di un connubio destinato a diventare vera integrazione. Tra le curiosità collaterali, l’abito di Amy Purdy è stato realizzato interamente in 3D dalla fashion designer israeliana Danit Peleg, utilizzando una “semplice” stampante 3D desktop WITBOX FDM e una serie di filamenti flessibili FilaFlex.  (credits Associated Press).

GIORNI DI UN FUTURO PROSSIMO (?): LA CIBERNETICA

L’immaginario sci-fi, si pensi ad Asimov, alle sue Tre Leggi della Robotica, ci proietta facilmente verso un futuro in grado di coniugare uomo e tecnologia, di mixarli, potenziando il corpo con parti robotiche, sviluppando un’interazione garantita un sistema informativo in grado di collegare il cervello alle periferiche artificiali. Un viaggio con la fantasia, con quelle suggestioni in grado di dare corpo ad autentici capolavori della letteratura, del fumetto e del cinema. Sul tema Cyber sono nati casi come il manga Ghost in The Shell, scritto dal giapponese Masamune Shirow, che ha ispirato film e serie anime di enorme successo, tanto da spingere la Paramount a produrre un live action che vedrà quale protagonista Scarlett Johansson.

Lo sci-fi è per definizione fiction, ma la sua potenza visionaria è da sempre stata una fonte ispiratrice privilegiata per l’innovazione.

ghost in the shell 3d cyber disabilità

Uno dei primi poster diffusi da Paramount per la promozione di Ghost in The Shell ritrae Scarlett Johansson in una fase di… manutenzione. Scarlett interpreta il Maggiore, leader della leggendaria Sezione 009, attorno a cui ruotano tutte le vicende del fantasy sci-fi creato dal giapponese Masamune Shirow. Il contesto è una Tokyo futuristica, ipertecnologica in cui le sorti degli umani si intrecciano con parti robotiche e intelligenze artificiali più o meno accessibili a tutti. L’uscita in Italia è prevista per la primavera del 2017. (credits Paramount Pictures)

La visione del futuro offerta dalla fantascienza ha ispirato molte ricerche scientifiche, ormai in grado di produrre risultati molto incoraggianti.  Un esempio lampante è dato dall’esoscheletro HAL, prodotto dalla giapponese Cyberdyne. Il concetto è semplice: superare la paraplegia bypassando la lesione midollare, attraverso un sistema che usa la pelle come vettore tra gli impulsi cerebrali e le gambe bioniche del dispositivo. Un risultato ottenibile grazie un largo impiego di tecnologie 3D, dalla progettazione delle parti meccaniche ai complessi sistemi sensoriali che sono alla base del funzionamento degli esoscheletri.

HAL-esoscheletro

L’immagine è tratta da una dimostrazione tenuta nel 2009 da Cyberdyne per le strade di Tokyo. HAL è certificato ISO 13482, il primo standard globale per la robotica personale. Aggiornata al 2014, la norma prevede ancora moltissime limitazioni, restringendo di fatto molto il range di utilizzo di questi dispositivi in termini commerciali. (Credits AFP PHOTO / FILES / Yoshikazu TSUNO)

Si tratta di soluzioni affascinanti, che tracciano una strada verso un’obiettivo concreto e raggiungibile, quanto distante da un attuale utilizzo in serie, a causa di una tecnologia ancora acerba, un quadro normativo aleatorio e costi che al momento sarebbero in ogni caso proibitivi per i comuni mortali. I modelli in commercio al momento variano dai 40 ai 140mila euro; HAL non è attualmente disponibile ai privati, ma noleggiato in esclusiva a strutture medico-ospedaliere, a partire da 1500 euro al mese.

Oggi gli esocheletri rappresentano pertanto una tecnologia molto interessante, ma non sono ancora in grado di sostituire su larga scala la tradizionale sedia a rotelle.

VERSO IL FUTURO, UN PRESENTE DIVERSO

Il futuro, concretizzando innovazione e tecnologia, prospetta una soluzione al problema radicale, combattendo l’handicap con la sua nemesi: il potenziamento, quell’aggiunta che compensa ciò che manca. Le disabilità fisiche e sensoriali un giorno potranno essere viste quali semplici difetti “di fabbrica”, riparabili con la sostituzione delle parti non funzionanti. Un quadro che comporta il recepimento di una nuova consapevolezza etica. Soltanto questo scenario potrà annullare la visione della disabilità come una forma di diversità.

Se questo è il futuro. Quanto dista il presente?

Chi l’ha detto che la diversità debba essere per forza un limite? Non è forse possibile associare alla diversità un’immagine positiva anche nell’immaginario collettivo? L’inaspettato successo mediatico delle Paralimpiadi non è stato certo dato dalle prestazioni cronometriche o dalla semplice portata del risultato sportivo. Il livello medio della competizione delle categorie paralimpiche non è certamente paragonabile a quelle standard. C’era per forza di più. C’era una positività intrinseca nelle imprese di quegli atleti. Un’autentica rassegna di casi di successo, nello spirito di una straordinaria frase di Alex Zanardi: “Sono solo inciampato in un’altra vita“.

alex zanardi bmw ag

Secondo alcune analisi, Alex Zanardi sarebbe oggi la principale icona sportiva italiana, superando addirittura nomi del calibro di Valentino Rossi o Federica Pellegrini. Un risultato francamente impensabile per il pilota “normale” che conoscevamo prima del tragico incidente del 2001 (credits BMW AG).

Dall’eccellenza sportiva spesso sono nate soluzioni e tecnologie divenute parti integranti della vita di tutti i giorni, dell’esperienza di chi non si allena per le Olimpiadi, ma vive la sua vita ogni giorno per fare cose comuni: studiare, lavorare, divertirsi, praticare sport, avere una socialità attiva. Non occorre essere per forza degli Ironman finisher con una collezione infinita di medaglie sui podi mondiali e olimpici come Alex Zanardi per vivere in modo positivo il proprio rapporto con la disabilità.

Con la capacità di porsi degli obiettivi e una straordinaria forza di volontà oggi qualsiasi disabile può trasformare la propria condizione da limite a risorsa. Diverso, si, ma fatto di una diversità positiva.

IL RUOLO DEL DESIGN NEI PROGETTI PER LA DISABILITA’

Affrontando il tema dal punto di vista del progettista, la domanda da porsi sarebbe la seguente: com’è possibile oggi rendere accessibile la tecnologia per superare la disabilità?

Rendere accessibile la tecnologia è una rivoluzione che parte dal basso, dai principi fondativi del design, nella loro radice più pura: garantire soluzioni per migliorare la condizione dell’uomo. Una filosofia alla base di un concept e, ancor prima, di un modus operandi che parte da presupposti che non consistono nel superare una condizione negativa, ma nel rendere possibile un’esigenza positiva.

E’ quanto si è proposto di fare il designer torinese Danilo Ragona, con la sua startup innovativa Able to Enjoy.

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Danilo Ragona, ritratto all’interno dello stabilimento di Able to Enjoy, azienda da lui fondata che pensa, produce e commercializza soluzioni per la disabilità (credits Ornella Orlandini, Millionaire)

Danilo ha al proprio attivo una formazione e un’esperienza attiva nel design e nella consulenza di soluzioni per la disabilità. Able to Enjoy nasce con l’obiettivo dichiarato di superare l’approccio medicale tipico delle carrozzine in commercio, per lo più antiestetico e poco flessibile alle esigenze del singolo, proponendo piuttosto un concept ispirato al design personalizzabile di un oggetto davvero multifunzionale, in grado di adattarsi a situazioni differenti con l’ausilio di una gamma di accessori appositamente studiata.

Per avere una percezione pratica di quanto Danilo Ragona infonde nella propria attività imprenditoriale, è sufficiente vedere il trailer di Viaggio Italia, un progetto che lo ha visto impegnato insieme all’amico Luca Paiardi con l’obiettivo di intraprendere un’iniziativa benefica e di divulgazione attiva sul tema dell’autonomia del disabile.

Danilo è oggi un apprezzato influencer nel settore. Nel 2011, la sua carrozzina multifunzionale B-Free ha ottenuto la menzione ufficiale al Compasso d’Oro, il più celebre riconoscimento per il design al mondo. In una recente intervista al quotidiano La Stampa, Danilo ha espresso un concetto che sintetizza la mission di Able to Enjoy in termini di design: “Se non possiamo superare le barriere fisiche, dobbiamo provare ad abbattere quelle sociali. Una carrozzina si indossa, come un paio di scarpe o una protesi. Non può non essere bella e funzionale: da esibire, non più da subire“.

E così è stato nel caso di FIXED, l’ultima nata in casa Able to Enjoy.

Tradurre in realtà la visione di Danilo Ragona richede un approccio innovativo, in coerenza con i caratteri e la filosofia che muove il suo intento. FIXED è il risultato di una complessa esperienza multidisciplinare, che ha preso forma grazie al contributo sinergico di molte tecnologie 3D.

Per scoprire come è nata FIXED, è sufficiente rimanere sintonizzati su 3D Stories. Ve lo racconteremo presto.

 

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Francesco La Trofa

Architetto e giornalista, con 20 anni di esperienza nelle tecnologie 3D.
Consulente di enti pubblici e aziende 3D per aspetti legati alla progettazione e alla comunicazione.
Responsabile dei contenuti editoriali di Treddi.com e co-fondatore dei Digital Drawing Days, evento unico nel suo genere in Italia.
Collabora attivamente nella ricerca e nella didattica presso il Politecnico di Milano.
Per Protocube Reply cura 3D STORIES.