CIM 4.0: il ruolo dei competence center nei processi di trasferimento tecnologico

CIM 40 stampa 3D

Tra i principali attori dei processi di innovazione digitale in Italia troviamo senza dubbio i competence center. Istituiti dal Ministero del per lo Sviluppo Economico (MISE) nell’ambito del Piano Nazionale Industria 4.0, i competence center hanno l’obiettivo di guidare e sostenere le aziende nei loro percorsi di trasferimento tecnologico e trasformazione digitale.

Per conoscere nel dettaglio le iniziative dei Competence Center e lo scenario attuale dell’industria 4.0 in Italia, abbiamo incontrato l’ing. Enrico Pisino, CEO del CIM 4.0, chiedendogli innanzitutto quali siano i pilastri d’azione fondamentali e come avviene il coinvolgimento delle realtà industriali presenti sul territorio.

(FLT) – Come si è avviata l’attività del CIM 4.0, competence center di riferimento per il Piemonte e la Valle d’Aosta?

(EP) – In primo luogo siamo stati chiamati a gestire i processi relativi all’attivazione dei finanziamenti pubblici del MISE, quindi tutti gli aspetti legati alle modalità con cui gestire i bandi per i progetti di Ricerca Applicata e Trasferimento Tecnologico, orientati sia alle startup sia ai partenariati in cui sono coinvolte le grandi aziende e le MPI. Siamo riusciti ad assegnare il 100% delle risorse previste e tutti i progetti sono in fase di sviluppo e realizzazione. Li vedremo tutti conclusi entro il 2021. In questa fase è stato avviato anche il coinvolgimento delle aziende consorziate, oltre al Politecnico e all’Università di Torino, per creare dei team in grado di supportare concretamente le aziende dal punto di vista tecnologico e della formazione.

(FLT) – La formazione continua è uno dei punti fondamentali dell’azione dei competence center. Qual è l’attuale proposta del CIM 4.0?

(EP) – Abbiamo strutturato un’agenda di corsi e nel 2020, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, siamo riusciti ad avviare l’Accademia 4.0: un percorso di formazione integrale che consente ai partecipanti di recuperare il gap relativo al digitale ma soprattutto di confrontarsi con i casi concreti legati alla digitalizzazione nei processi aziendali. Questo obiettivo è stato raggiunto grazie alla collaborazione con il Politecnico e l’Università di Torino.

Non vorrei apparire autocelebrativo, ma confesso che siamo molto soddisfatti di questo risultato, perché dalla presentazione all’attivazione della prima edizione sono trascorsi solamente due mesi. Gli allievi sono soggetti ad una frequenza part time, che consente loro di affiancare la formazione alla professione che regolarmente svolgono presso le loro aziende.

Le attività relative alla formazione continua e a Cim4.0 Academy coincidono con il secondo obiettivo fondamentale che ci eravamo dati sin dalla nostra costituzione. Infine, ci siamo concentrati sulle Linee Pilota, il nostro terzo pilastro.

(FLT) – Le linee pilota costituiscono dunque il banco di prova dell’innovazione, dove le idee delle aziende vengono messe alla prova per raggiungere la maturità necessaria per la loro attivazione.

(EP) – Abbiamo infatti intrapreso due percorsi ben distinti. Una linea pilota dedicata alle tecnologie digitali ed una relativa alla stampa 3D metallica, che è attualmente in fase di ultimazione. Entrambe le linee pilota saranno pienamente operative nel 2021, rispettando l’obiettivo che ci eravamo dati inizialmente. Questo ci consentirà di essere operativi al 100%.

prima additive stampa 3D cim 4.0 linea pilota
La Print Genius 250 di Prima Additive è uno dei quattro sistemi di stampa 3D implementati nella prima versione della Linea Pilota dedicata alla manifattura additiva (credit: Prima Additive)
CIM 4.0 trasferimento tecnologico
L’allestimento della linea pilota dedicata alla produzione digitale (credit: CIM 4.0)

(FLT) – Le attività principali sono ancora in fase di lancio, ma quali sono state le sensazioni che avete riscontrato durante l’avvio e la programmazione delle stesse?

(EP) – Si è creato un clima di grande collaborazione da parte dei consorziati, che ci ha consentito di strutturare dei team multidisciplinari in grado di offrire consulenza alle aziende del territorio. Senza aver svolto alcuna attività promozionale, abbiamo già chiuso due contratti molto importanti. Le attività sono iniziate ed entreranno a regime nel corso di questo anno, così da pubblicare i primi casi studio. Il coinvolgimento che si è creato in queste primissime fasi dei lavori credo sia assolutamente incoraggiante e ci spinge ad operare con grande fiducia e con la visione inclusiva che ci ha da subito contraddistinto.

(FLT) – Il coinvolgimento del distretto locale diventa al tempo stesso sia una necessità che un valore aggiunto per le attività del consorzio CIM 4.0, a conferma della sua rappresentatività.

(EP) – Certamente, è nostra costante intenzione coinvolgere tutte le realtà presenti sul territorio, a partire dai Digital Innovation Hub di Confindustria, con cui abbiamo collaborato per entrare nella shortlist della rete europea dei poli di innovazione digitale istituita dal MISE. Insieme ci siamo mossi per coinvolgere con il maggior impegno possibile tutti i poli innovativi del Piemonte e della Valle d’Aosta, in modo da fare davvero rete e non lasciare fuori nessuno da questo discorso.

(FLT) – Fare rete è proprio una qualità storicamente piuttosto difficile da concretizzare nella realtà italiana, che tende per natura ad essere piuttosto frammentaria ed individualista. Come valuta in questo contesto l’attività degli otto competence center attivati a livello nazionale?

(EP) – Siamo assolutamente consapevoli del fatto che sia fondamentale una sinergia di azione, anche nella misura in cui siamo coinvolti, nella fattispecie dal MISE, a fornire piani, linee guida e suggerimenti per le azioni di governo. Tra i vari competence center c’è un dialogo costante con l’intenzione di andare nella stessa direzione.

Ritengo personalmente soddisfacente il livello di collaborazione che si sta creando tra le varie realtà. Ognuna agisce nello specifico nel proprio distretto, ma la comunione di intenti deve renderci un soggetto unitario e rappresentativo per dare continuità d’azione alle iniziative di sostegno a favore della crescita industriale italiana. Questo sentimento è stato evidente nel Piano Transizione 4.0 e mi auguro si proceda in questa direzione anche per le attività legate all’utilizzo del Recovery Fund.

CIM 4.0 A&T Torino - trasferimento tecnologico - trasformazione digitale
Tra le attività del CIM 4.0 vi è l’impegno negli eventi sul territorio, per divulgare l’impatto delle tecnologie abilitanti dell’industria 4.0 . E’ il caso di A&T, che si svolge annualmente a Torino, quale evento di riferimento nazionale nell’ambito del testing e dell’automazione industriale – Immagine pre Covid-19 (credit: CIM 4.0)

(FLT) – Il Recovery Fund di per sé ha già definito gli indirizzi strategici fondamentali, chiedendo agli stati di presentazione progetti concreti. I ritardi del governo trasmettono una sensazione di generale incertezza. Qual è la sua opinione in merito?

(EP) – I temi dello sviluppo sono infatti ben noti e siamo già attivi in iniziative legate alla sostenibilità. Con il Politecnico di Torino abbiamo avviato una collaborazione per supportare il loro hub internazionale legato alla mobilità sostenibile, coinvolgendo i partner industriali nella nostra rete di contatti. Rappresentiamo inoltre l’Italia in un programma Horizon 2020 sul risparmio energetico, in particolare per quanto concerne la stampa 3D. Da questo punto di vista, l’ Europa ci sta offrendo diverse opportunità, dobbiamo saperle cogliere.

Il Recovery Fund, anche per l’entità degli investimenti previsti, ci pone di fronte ad una responsabilità ben più ampia, quella di fornire una progettualità concreta. Si tratta di un aspetto in cui sono fondamentali le competenze. La politica ha fatto le sue scelte, creando delle opportunità che ora andranno sfruttate, ma è l’industria stessa a dover proporre in prima persona i propri progetti e programmi di sviluppo. Per questo ritengo anche in questo caso molto utile l’attività dei competence center, sia come facilitatori che come promotori di progetti che derivano dalla nostra conoscenza della realtà industriale italiana, anche nel confronto con quella degli altri paesi europei.

(FLT) – Per quanto l’Industria 4.0 sia un argomento abbastanza recente, soprattutto a livello operativo, paesi come la Germania e la Gran Bretagna si sono certamente mossi prima di noi. I loro interventi costituiscono una linea guida efficace per l’attività dei competence center?

(EP) – Certamente. Viene svolta una regolare attività di benchmark per individuare le best practice a livello europeo. L’ analisi è svolta in maniera puntuale e ci consente soprattutto di confrontare lo stato dell’industria degli altri paesi con la realtà italiana.

Se facessimo un confronto tra la nostra filiera automobilistica e quella tedesca, noteremmo subito come il nostro, a differenza del loro, sia un tessuto industriale basato soprattutto sulla piccola e media impresa. Non è per forza un limite, anzi, è una caratteristica storica, ma potrebbe diventarlo se la naturale frammentazione del nostro sistema produttivo non venisse risolta in modo efficiente nei processi di trasferimento tecnologico.

Le evidenze e le lacune della nostra filiera industriale dovrebbero costituire la base dei progetti da finanziare con il Recovery Fund, in modo da ritrovare la competitività necessaria, evitando ad esempio di dover dipendere nelle forniture di alcuni componenti dalla produzione estera, magari per il fatto che vi è una carenza a livello di ricerca che potrebbe essere risolta con una certa attenzione in merito. E’ uno degli aspetti cui mi riferisco quando intendo fondamentale la conoscenza della realtà industriale italiana.

(FLT) – Dal dire al fare. La piccola e media impresa lamenta spesso una difficoltà a muovere il primo passo. Il piccolo imprenditore va al convegno, vede il caso studio della multinazionale di turno e si chiede: si ma io come faccio, che non ho neanche il tempo di seguire le attività ordinarie? Qual è la risposta che può dargli un competence center?

(EP) – La nostra attività nasce proprio per prendere per mano le aziende e agevolarle nei processi di trasferimento tecnologico. Se l’azienda ha idee valide, dobbiamo riuscire a renderle competitive. E per farlo dobbiamo essere molto concreti. Ai programmi devono seguire immediatamente i fatti e in breve tempo è necessario ottenere dei risultati che consenta alle aziende di ritrovare la competitività.

(FLT) In termini pratici quali sarebbero attualmente le azioni previste?

(EP) – Sarò molto esplicito, inutile girarci attorno. Oggi le aziende soffrono tremendamente lo stato di crisi che stiamo vivendo. C’è pochissimo margine per l’utilizzo delle risorse nella direzione dell’innovazione. La volontà di agire c’è, ma dedicare ad un dipendente una giornata di formazione continua può essere una forma di sofferenza per il conto economico. Questo è lo scenario che stiamo vivendo, ed è una realtà purtroppo drammatica. Se lasciate a loro stesse le aziende rischiano di non farcela a superare questa crisi, in cui la pandemia globale si è sommata agli effetti di una trasformazione radicale già in atto.

Dobbiamo lavorare su strumenti concreti. Protocube Reply ha ad esempio sviluppato una survey in grado di compiere un’analisi dettagliata dei processi aziendali al fine di individuare in modo preciso i benefici della tecnologia additiva migliorando drasticamente l’efficienza produttiva. Questo consente agli imprenditori di avere la visione di un quadro tangibile: cosa fare, quanto costa ed in quali tempi è possibile attivarsi. Questo approccio genera fiducia in termini di investimento. Focalizza un obiettivo chiaro.

Tutti i nostri consorziati si stanno impegnando molto per adottare misure concrete. Il CIM 4.0 è inoltre costantemente focalizzato a sostenere le aziende anche a livello finanziario. E’ assolutamente necessario che almeno una quota dell’investimento sia a fondo perduto, quindi lavoriamo su tutti i bandi che possono garantire misure di sostegno. Infine cerchiamo di inquadrare l’azienda in un contesto di filiera particolarmente favorevole, in cui vi sia un capofila molto solido in grado di fare da traino all’iniziativa. Questo soggetto coincide di solito con una grande azienda, nel settore automotive piuttosto che dei rispettivi ambiti di appartenenza, per cui può focalizzarsi la proposta di partecipazione al bando.

Dare azione alle competenze è dunque il risultato di una serie di fattori, che vanno dalla formazione abilitante fino al sostegno economico indispensabile per concretizzare i progetti di trasferimento tecnologico.

Enrico Pisino CIM 4.0
Enrico Pisino, CEO di CIM 4.0 (credit: CIM 4.0)

Enrico Pisino è un ingegnere con una lunga carriera in Fiat, Chrysler e FCA, dove ha sviluppato una profonda esperienza tecnica e manageriale, contribuendo ad impostare l’attuale processo digitale per lo sviluppo prodotto di FCA. Fino al 2019 è stato Responsabile Ricerca e Innovazione di FCA sia negli USA che in Europa. Dal 2016 è inoltre presidente del Cluster Tecnologico Nazionale dei Trasporti e membro del comitato scientifico della Fondazione Politecnico di Milano. Nel 2016 ha rappresentato l’industria italiana al G7 dei trasporti a Karuizawa (Giappone). Dal 2019 è alla guida del CIM 4.0, realizzato nell’ambito del Piano nazionale Industria 4.0 del MISE.

Per ulteriori informazioni sulle attività del CIM 4.0 è possibile consultare il sito ufficiale di Competence Industry Manufacturing 4.0

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Francesco La Trofa

Architetto e giornalista, con 20 anni di esperienza nelle tecnologie 3D.
Consulente di enti pubblici e aziende 3D per aspetti legati alla progettazione e alla comunicazione.
Responsabile dei contenuti editoriali di Treddi.com e co-fondatore dei Digital Drawing Days, evento unico nel suo genere in Italia.
Collabora attivamente nella ricerca e nella didattica presso il Politecnico di Milano.
Per Protocube Reply cura 3D STORIES.