Adidas Futurecraft 4D: la stampa 3D entra in produzione

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La notizia era attesa da tempo. Ed è arrivata in modo dirompente. Adidas Futurecraft 4D sarà il primo progetto di stampa 3D per la produzione di massa. I numeri sgomberano il campo da qualsiasi equivoco: si parla di ben 100.000 paia di sneaker entro il 2018.

Di fronte ad una premessa tanto ambiziosa, la domanda che gli addetti ai lavori si pongono è: la stampa 3D è davvero pronta per tutto questo? Cosa si nasconde davvero dietro questa straordinaria operazione di marketing? Scopriamolo insieme.

ADIDAS FUTURECRAFT 4D: UN FUTURO GIOCATO D’ASTUZIA

Nato nel 2014, il progetto Futurecraft 4D si è subito posizionato con un’identità molto precisa, votata a concretizzare nuovi concetti di design della calzatura sportiva attraverso l’impiego di tecnologie di stampa 3D. Un progetto che Adidas ha sviluppato in parallelo alle sue linee performance tradizionali, il cui primo esito commerciale è stata una versione da running in edizione estremamente limitata.

Per il branding della nuova linea, Adidas ha puntato sia sul concept innovativo che su elementi di facile presa in termini di marketing ecosostenibile, come l’utilizzo di plastiche riciclate dagli oceani. Una trovata che ha garantito una grandissima attenzione mediatica, in grado di rendere estremamente popolare Futurecraft.

Oggi siamo sostanzialmente di fronte alla terza evoluzione della specie, resa possibile dall’introduzione della stampa 3D nell’intero ciclo di sviluppo e produzione del prodotto. Oltre ad essere dei geni della comunicazione, in Adidas le scarpe le sanno fare sul serio.

Per realizzare il progetto Futurecraft 4D, Adidas ha aperto in Germania un centro di produzione sperimentale, Adidas Speedfactory, dotato di una serie di stampanti 3D prodotte dalla statunitense Carbon.

Speedfactory è oggi uno dei più ispirati casi di Industry 4.0 nella manifattura di prodotto.

“CRAFTED WITH LIGHT AND OXYGEN”: LA TECNOLOGIA DI CARBON

Il suggestivo claim di Adidas Futurecraft 4D è basato sulla innovativa tecnologia di Carbon 3D, una startup lanciata soltanto due anni orsono, già in grado di capitalizzare oltre 100 milioni di dollari grazie al contributo di venture del calibro di Google e General Electric.

Cosa la rende tanto interessante agli occhi e ai facoltosi portafogli degli investitori?

La rivoluzionaria tecnologia CLIP (Continuos Liquid Interface Production) delle stampanti 3D Carbon presenta tre qualità essenziali:

1 – Definizione di stampa, data dall’elevata risoluzione e dalla precisione del processo di fotolitografia (DLP) della resina liquida proprietaria, che necessità di pochi e rapidi interventi utili ad eliminare le eventuali imperfezioni sul pezzo stampato, mediante la tecnologia Carbon Smart Part Washer.

2 – Velocità di stampa, fattore che rende la tecnologia di Carbon la più pronta nella direzione della produzione di grandi volumi di prodotto. Un aspetto che la differenzia rispetto a molte tecnologie simili, in grado di garantire un livello qualitativo elevato con un processo molto più lento, perfetto per la prototipazione, ma al tempo stesso inadatto per la produzione in serie.

3 – Caratteristiche dei materiali, compatibili con la produzione, per via della resistenza meccanica e delle alternative di colore utilizzabili. La resina proprietaria utilizzata nel processo DLS (Digital Light Synthesis), secondo le indiscrezioni di Adidas, ha garantito nei test una durabilità eccezionale, oltre a caratteristiche elastomeriche perfette. Si tratterebbe quindi di un materiale in grado di garantire pienamente i requisiti di un prodotto industriale.

Il processo produttivo di Carbon per la linea di produzione di Adidas Futurecraft 4D è attualmente in fase di perfezionamento. L’obiettivo della Adidas Speedfactory è realizzare una suola in soli 20 minuti, un risultato atteso entro la fine del 2017.

MASS PRODUCTION VS MASS PERSONALIZATION

Una delle potenzialità più interessanti della stampa 3D è certamente data dalla possibilità di poter produrre in quantità variabile i prodotti personalizzati, sulla base delle esigenze on-demand dei consumatori. Una vera arma in più per le aziende di prodotto, che potrebbero finalmente realizzare il sogno della mass customization, un magnifico miraggio che dura ormai da trent’anni.

Va precisato come Adidas Futurecraft 4D nasca in realtà da presupposti differenti, che non sono strettamente legati alla personalizzazione estetica del prodotto. Siamo dunque distanti dalle logiche concettuali di un progetto come mi adidas, che ha peraltro visto la casa tedesca quale pioniere in questo genere di iniziative.

Con Futurecraft 4D, Adidas non punta a personalizzare il look, con il risultato di avere tanti prodotti tutti diversi tra loro. Il concept si pone esattamente agli antipodi della mass personalization. L’obiettivo è quello di un unico prodotto in grado di adattarsi a qualsiasi consumatore. A personalizzare il prodotto in questo caso è la scarpa stessa, progettata per assecondare le caratteristiche biomeccaniche di ogni atleta.

Nel caso di Futurecraft 4D, il prodotto rimane assolutamente univoco. E’ dunque la scarpa, grazie alla struttura dell’intersuola, ad adattarsi all’appoggio dinamico di ciascun atleta. La sua forma spaziale reticolare è il risultato di un processo “data driven”, che ha capitalizzato le caratteristiche di migliaia di atleti monitorati da Adidas nell’arco di ben 17 anni, con l’obiettivo di prevedere tutte le sollecitazioni possibili.

Qui la stampa 3D non è chiamata a rispondere all’esigenza di realizzare tanti prodotti diversi, ma a soddisfare un’altra caratteristica fondamentale del design di prodotto: progettare forme altrimenti impossibili da realizzare.

OLTRE I “LIMITI” DELLA STAMPA 3D

Con l’utilizzo della Digital Light Synthesis ci spingiamo oltre i limiti del passato, sbloccando una nuova era nel design e nella manifattura, fondata sui dati dell’atleta e su processi di produzione agili“. Nelle parole dell’executive di Adidas, Eric Liedtke, c’è la sintesi di quella volontà di superare i limiti imposti sia dai metodi di produzione di massa tradizionali che quelli ormai associati ad una tecnologia, la stampa 3D, fin qui incapace di dare risposte convincenti in termini di produzione.

La tecnologia DLS delle stampanti 3D Carbon supera in maniera oggettiva gli ostacoli che finora avevano separato la stampa 3D dalla realizzazione di grandi volumi: basso ritmo di produzione, insufficiente qualità di finitura delle superfici e limiti in termini di colori e materiali.

IMPATTO E CONSEGUENZE SUL MERCATO CALZATURIERO

Il progetto Adidas Futurecraft 4D non è l’unico nel suo genere. Tutti i principali produttori di scarpe sportive hanno avviato progetti legati alla produzione con tecnologie di additive manufacturing. Progetti basati oltretutto su concept molto differenti tra loro: nella filosofia, nel design e negli obiettivi. Su 3D Stories ne abbiamo parlato in occasione delle Olimpiadi di Rio, presentando nello specifico i progetti in stampa 3D di Nike e Under Armour.

Adidas ha portato la stampa 3D della scarpa nella produzione di massa, scatenando una potenziale reazione a catena. Lo straordinario successo mediatico del progetto Futurecraft 4D sicuramente non ha lasciato indifferenti i suoi competitor, chiamati a “reagire” per soddisfare un mercato sempre più attento alla tecnologia e alla performance del prodotto.

Che le tecnologie di stampa 3D costituiscano il futuro della produzione nel settore calzaturiero è ormai un fatto sostanzialmente consolidato. I vantaggi potenziali vanno in una sola direzione. A breve termine proseguiranno le sperimentazioni e le evoluzioni utili a produrre oggetti rari e costosi, naturali oggetti del desiderio per l’elite del mercato delle performance shoes. Secondo la naturale evoluzione di un ciclo produttivo, per ridurre i costi occorrerà una democratizzazione di questo standard tecnologico.

Per vedere la stampa 3D acquisire quote dominanti nel settore della produzione di massa occorrerà ancora molto tempo. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Adidas ha colto l’attimo in maniera esemplare ed i risultati paiono darle ragione su tutta la linea.

Nota - l'immagine di anteprima è di proprietà Adidas.

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Francesco La Trofa

Architetto e giornalista, con 20 anni di esperienza nelle tecnologie 3D.
Consulente di enti pubblici e aziende 3D per aspetti legati alla progettazione e alla comunicazione.
Responsabile dei contenuti editoriali di Treddi.com e co-fondatore dei Digital Drawing Days, evento unico nel suo genere in Italia.
Collabora attivamente nella ricerca e nella didattica presso il Politecnico di Milano.
Per Protocube Reply cura 3D STORIES.