3D digital heritage – Material Speculation: ISIS

isis 3d digital heritage

Una delle immagini virali, in cui i militanti dello Stato Islamico distruggono le opere del Museo di Mosul

La distruzione dei beni culturali è un tema di forte attualità. La propaganda dell’Isis, cui abbiamo fatto cenno nel presente post, ha sollevato la necessità di reagire. Iniziative come Project Mosul testimoniano come un modello collaborativo, in grado di interessare centinaia di volontari in tutto il mondo, possa garantire alle generazioni future gli artefatti distrutti dalla violenza delle guerre o interessati dal traffico illecito di opere d’arte. Il tema del 3D Digital Heritage diventa più che mai attuale.

stampa 3d 3d digital heritage

Alcune opere distrutte dall’Isis nel 2015, ricreate grazie alla stampa 3d dall’artista iraniana Allahyari, con l’intento di essere riproducibili su larga scala, al fine di diffonderne il più possibile la conoscenza e la memoria, quale atto di reazione alla politica iconoclasta degli integralisti islamici.

Le tecnologie digitali consentono però approcci plurali al problema. Se Project Mosul ha come obiettivo la conservazione con un taglio prevalentemente scientifico, non mancano le sperimentazioni, le ibridazioni e soprattutto le contaminazioni artistiche.

Un caso che è riuscito a conquistare un notevole risalto a livello mediatico è quello della giovane artista iraniana Morehshin Allahyari, che grazie al recente progetto “Material Speculation: Isis” è andata oltre il semplice concetto di ricostruire un manufatto.

Material Speculation è il progetto di ricerca cui la Allahyari sta lavorando presso Autodesk’s Pier 9, il workshop con cui il colosso di San Rafael garantisce agli artisti selezionati un periodo di quattro mesi, finanziato e con il pieno supporto delle tecnologie hardware e software necessarie per finalizzare progetti caratterizzati da una forte matrice sperimentale.

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Una fase di ottimizzazione delle geometrie da sottoporre al processo di stampa 3d, effettuata tramite Materialise Magics

Le basi del lavoro sono sostanzialmente analoghe a quelle di un’iniziativa di carattere scientifico. Un’attenta opera di ricerca sulle fonti, tendenzialmente fotografiche, un’accurata fase di modellazione e la riproduzione mediante tecnologia di stampa 3d. La Allahyari è inoltre interessata a diffondere le matematiche affinchè chiunque possa riprodurre i modelli c0n i materiali che ritiene più opportuno. Gli originali sono in resina semitrasparente lucidata.

Material Speculation 3d digital heritage

Altri dettagli della ricostruzione digitale dei modelli del progetto Material Speculation: Isis

A differenza di Project Mosul, il progetto Material Speculation è basato sul cosiddetto “modelling from scratch”, utilizzando come base le reference a disposizione, anziché sulla ricostruzione diretta della mesh attraverso software di SFM, le soluzioni Autodesk Memento, Catch 123D e simili. Le ragioni di questa scelta le ha descritte nel dettaglio la stessa artista, nella sua relazione di sintesi del progetto su Instructables: “Inizialmente pensavo di utilizzare anch’io queste tecniche, ma mi sono presto resa conto di un problema insormontabile. Confrontandomi con molti sviluppatori, ho capito che per ottenere un risultato accurato, questi software necessitano di immagini in alta qualità da diverse prospettive. Per modelli complessi si parla di almeno 20 o 30 still“. Dati molto distanti dalla documentazione a disposizione: “Il Museo di Mosul è il secondo museo iracheno per dimensioni, eppure non c’è una grande quantità di materiale relative alle collezioni“.

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La Allahyari ha scelto una resina semitrasparente Vero Clear, lucidata in post produzione. L’artista si è orientata verso la trasparenza per accentuare la presa di posizione nei confronti del processo di distruzione materica all’origine del progesso stesso

Il lavoro di Morehshin è la sintesi di tre anni di ricerca, coadiuvata da grandi esperti in archeologia nelle regioni della Siria e dell’Iraq, in forza presso importanti atenei americani oltre ad alcuni studiosi della Facoltà di Archeologia dell’Università di Teheran. Christopher Jones, della Columbia University, in un recente saggio su Hyperallergic ha sintetizzato lo spirito dell’iniziativa: “Cancellando le prove della cultura pre-islamica e delle altre interpretazioni dell’Islam, l’Isis spera di creare un mondo in cui la conoscenza della religione è dimenticata per sempre, ad eccezione ovviamente della loro interpretazione del Corano. Proprio per questo, documentare ciò che viene distrutto sarà sempre più importante. Non soltanto per educare le generazioni future, ma per ricordare oggi stesso l’esistenza di ciò che l’Isis ha intenzione di distruggere“.

Informazioni cui la Allahyari è risalita con molta fatica: “La parte più complessa del progetto è stata aver a che fare con la scarsità di informazioni in generale. Mi ha sorpeso che mentre i video delle distruzioni che l’Isis ha diffuso sono diventati prontamente virali, la documentazione relativa agli stessi in molti casi era praticamente inesistente. Ho fatto ricerche in inglese, persiano ed arabo per oltre due mesi, contattando moltissime persone“. La difficoltà di reperire informazione ha determinato l’impulso alla diffusione delle stesse, che finisce per caratterizzare l’essenza del progetto Material Speculation: “Il materiale che siamo riusciti a raccogliere ed elaborare grazie all’aiuto degli amici e dei colleghi che mi hanno supportata, dovrà essere conservato e messo a disposizione delle generazioni presenti e future. Così possiamo combattere la volontà distruttrice degli integralisti islamici. Grazie all’utilizzo di forme e materiali sia fisiche che digitali. Per questo diffonderemo anche i file .STL che consentiranno a tutti di poter stampare i manufatti, oltre ad una serie di testi su cui sto ancora lavorando“.

Oltre al modello stampato in resina semitrasparente lucidata, ogni pezzo include una flash drive che contiene immagini, mappe, pdf, video raccolti dalla Allahyari durante le sue ricerche.

Un’altra iniziativa che ha coinvolto Morehshin Allahyari riguarda la sua collaborazione con l’artista e scrittore Daniel Rourke, che ha portato alla stesura di The 3D Additivist Manifesto, un video art project che consiste in una call per artisti, attivisti, ingegneri e scrittori per superare i limiti fisici e concettuali della stampante 3D. L’iniziativa è fondata su presupposti radicali, di notevole sperimentazione nei confronti del 3D printing, per capire come questo strumento possa cambiare il futuro attraverso le sue implicazioni con la biologia, la politica, l’ambiente e le scienze sociali.

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Francesco La Trofa

Architetto e giornalista, con 20 anni di esperienza nelle tecnologie 3D.
Consulente di enti pubblici e aziende 3D per aspetti legati alla progettazione e alla comunicazione.
Responsabile dei contenuti editoriali di Treddi.com e co-fondatore dei Digital Drawing Days, evento unico nel suo genere in Italia.
Collabora attivamente nella ricerca e nella didattica presso il Politecnico di Milano.
Per Protocube Reply cura 3D STORIES.